domenica 17 agosto 2014

18 Lingue, religioni e nazioni in Europa


LINGUE, RELIGIONI E NAZIONI IN EUROPA

LE LINGUE:

Osserva la cartina:


Essa ti permette di capire con un colpo d’occhio che in Europa si parlano numerose lingue diverse. Ciò nonostante gli studiosi hanno accertato che moltissime di queste lingue europee hanno un’origine comune: un’antica lingua parlata nella Russia meridionale e da lì diffusasi in una vasta area da India a Europa, con variazioni più o meno accentuate: si sono formate così le cosiddette lingue indoeuropee, termine che avrai incontrato anche in Storia, a proposito dei popoli indoeuropei. I due concetti sono strettamente connessi, dato che sono proprio i popoli che parlano gli idiomi.

Alcune lingue europee sono differenti anche nella grafia alfabetica; a sinistra una scritta in caratteri greci all’aeroporto di Atene, a destra in cirillico all’aeroporto di Mosca

Nel corso dei millenni queste lingue si sono sempre più diversificate ed oggi gli studiosi le classificano in 3 gruppi principali, che hanno delle caratteristiche comuni nel lessico, nella grammatica e nella sintassi:
1-     il gruppo neolatino
2-     il gruppo germanico
3-     il gruppo slavo.
Le lingue del gruppo neolatino (l’italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese e il rumeno sono le più parlate) derivano dal latino, la lingua parlata dai Romani e che da essi  è stata diffusa in buona parte dell’Europa in seguito alla loro espansione e alla formazione dell’Impero Romano.
Le lingue germaniche sono quelle parlate dai discendenti degli antichi Germani, quei popoli che vivevano nell’Europa centro-settentrionale e che nel V secolo d.C. hanno invaso l’Impero Romano, decretandone la fine. Le lingue germaniche più importanti sono il tedesco, l’inglese, l’olandese, il danese, il norvegese, lo svedese e l’islandese.
Le lingue slave sono quelle parlate nell’Europa orientale (il russo, il polacco, l’ucraino, il ceco, lo slovacco, il bulgaro, il croato, il serbo e altre) e diffuse dagli antichi Slavi in questo ampio territorio.
Appartengono alla grande famiglia delle lingue indoeuropee anche il greco, l’albanese, le lingue baltiche e quelle celtiche: queste ultime erano un tempo più diffuse, mentre oggi sono parlate solo in Bretagna (nel nord-ovest della Francia) e in alcune isole britanniche, convivendo con il francese e l’inglese, che sono le lingue ufficiali di queste zone.
Non appartengono alla famiglia indoeuropea altre lingue parlate in Europa: il basco (parlato in una piccola area tra Spagna e Francia), le lingue ugro-finniche (parlate in Finlandia, Estonia e Russia), il magiaro (Ungheria), il turco e l’arabo maltese.

Un murales in lingua basca inneggiante al movimento separatista dell’ETA, 
gruppo terroristico responsabile della morte di più di 800 persone in circa 50 anni

Una lingua è una cosa viva, che cambia nel tempo e in continuazione: tu stesso avrai modo in breve (se non l’hai già fatto) di constatare la nascita di neologismi (parole nuove) o la scomparsa di espressioni una volta comuni. Ancor più il fenomeno è evidente nel corso dei secoli: in effetti i contatti tra popolazioni che parlano idiomi diversi contribuiscono ai cambiamenti linguistici, sia con l’introduzione di parole prese da un’altra lingua, sia con cambiamenti grammaticali più o meno profondi ed efficaci.
Per esempio, l’italiano è sicuramente una lingua neo-latina, poiché alla sua base c’è il latino, però è anche una lingua ricca di parole di origine germanica, araba, spagnola, inglese, francese, eccetera. Se consulti un dizionario alla ricerca dell’etimologia delle parole italiane, puoi verificarlo facilmente.
Ogni Paese ha una lingua ufficiale: è quella usata in tutti i documenti e atti dello stato, quella che si usa nelle occasioni pubbliche e spesso quella che viene insegnata nelle scuola.
Nella seguente tabella sono indicate le lingue ufficiali degli Stati europei:

Paesi
Lingua ufficiale
Paesi
Lingua ufficiale
Albania
Albanese (tosco)
Macedonia
Macedone
Andorra
Catalano
Malta
Inglese / Maltese
Austria
Tedesco
Moldavia
romeno
Belgio
Fiammingo / Francese
Monaco
Francese
Bielorussia
Bielorusso / Russo
Norvegia
Norvegese (bokmål e nynorsk)
Bosnia-Erzegovina
Bosniaco / Serbo-croato
Paesi Bassi
Olandese
Bulgaria
Bulgaro
Polonia
Polacco
Croazia
Croato
Portogallo
Portoghese
Danimarca
Danese
Regno Unito
Inglese
Estonia
Estone
Repubblica Ceca
Ceco
Finlandia
Finnico / Svedese
Romania
Rumeno
Francia
Francese
Russia
Russo
Germania
Tedesco
San Marino
Italiano
Grecia
Greco
Serbia
Serbo
Irlanda
Inglese / Gaelico
Slovacchia
Slovacco
Islanda
Islandese
Slovenia
Sloveno
Italia
Italiano
Spagna
Spagnolo (castigliano)
Lettonia
Lettone
Svezia
Svedese
Liechtenstein
Tedesco
Svizzera
Tedesco / Francese / Italiano / Ladino
Lituania
Lituano
Ucraina
Ucraino
Lussemburgo
Francese
Ungheria
Ungherese

Però, ogni Paese ha anche i propri dialetti, cioè quelle variazioni rispetto alla lingua ufficiale, che di solito sono diffuse su un territorio limitato e sono incomprensibili (o difficilmente comprensibili) in altre zone; in Italia, per esempio è difficile per un veneto comprendere un siciliano, o per un calabrese comprendere un friulano, se parlano in dialetto.
I dialetti sono usati prevalentemente nella comunicazione orale e in famiglia: per questo hanno un valore sentimentale molto forte, perché ci ricordano l’infanzia, il paese in cui siamo nati, certi stili di vita che magari, crescendo, abbiamo perduto. Questo succede spesso in Italia, dove non solo i dialetti sono ancora molto parlati, ma in certi casi hanno anche avuto una ricca tradizione letteraria; si pensi al milanese di Carlo Porta, al veneziano di Carlo Goldoni, al romanesco di Giuseppe Gioacchino Belli, al napoletano di Eduardo De Filippo (o si pensi all’altrettanto ricco patrimonio di canzoni dialettali, da quelle napoletane al genovese di Fabrizio De Andrè usato nell’album “Crêuza de mä”).

Scena da “Sior Todero brontolon”, una commedia di Carlo Goldoni in dialetto veneziano

Scena dal film “Napoli milionaria”, tratto da una commedia di Eduardo De Filippo 
in dialetto napoletano

Copertina dell’album di Fabrizio De Andrè “Crêuza de mä”, cantato interamente in genovese.
Se vuoi ascoltare una versione live della canzone che dà il titolo all’album, clicca sul link seguente:


I confini degli Stati europei non coincidono sempre con i confini linguistici: una lingua non è parlata solo all’interno di uno Stato, né all’interno di uno Stato si parla una sola lingua. Per esempio il tedesco viene parlato in Germania, in Austria, in Svizzera, in Francia, in Italia e anche in altre nazioni; nello stesso tempo in Germania, oltre al tedesco, sono usati anche il frisone (un’altra lingua germanica) e il sorabo (una lingua slava).
In questi casi succede che uno Stato abbia una sua lingua ufficiale, dominante – per così dire – su una o più lingue, che di solito sono parlate da una minoranza di persone, le quali formano appunto una minoranza linguistica. Alcuni Stati hanno delle apposite leggi a tutela delle minoranze linguistiche, altri no e impongono obbligatoriamente l’uso ovunque della lingua ufficiale.

Cartello pubblicitario bilingue (francese e fiammingo) per un Festival a Rexpoëde, un comune al confine tra Francia e Belgio
Segnaletica stradale bilingue (francese e bretone) in Bretagna


LE RELIGIONI:

In Europa la religione di gran lunga più praticata è il Cristianesimo, che si diffuse nelle regioni attorno al Mediterraneo nei primi secoli dopo Cristo e nell’Europa centro-settentrionale nel corso del Medioevo. Lo puoi vedere nella cartina seguente:


Alcuni avvenimenti storici successi nei secoli hanno provocato delle scissioni all’interno del Cristianesimo, per cui oggi ne fanno parte chiese diverse: quella cattolica, quella ortodossa, alcune Chiese protestanti e quella dei testimoni di Geova (nata nel 1878).
La Chiesa cattolica ha come unico capo il papa (o sommo pontefice), che comunque agisce con l’aiuto di cardinali e di vescovi. Fino al 1870 il papa aveva non solo il potere religioso su tutta la Chiesa cattolica, ma anche un potere temporale (cioè politico ed amministrativo) su una parte dell’Italia centrale, che si chiamava Stato della Chiesa. Le vicende storiche del Risorgimento italiano hanno ridotto il potere temporale del papa a un piccolo territorio, la Città del Vaticano, che è il più piccolo stato al mondo e si trova dentro la città di Roma.

Papa Francesco durante una cerimonia liturgica nella Basilica di San Pietro (Città del Vaticano)

La Chiesa ortodossa è nata nell’XI secolo in seguito allo Scisma d’Oriente del 1054, che ha portato le chiese dell’Europa orientale a staccarsi dalla Chiesa cattolica, poiché rifiutavano di riconoscere l’autorità del pontefice e consideravano se stesse come le sole chiese fedeli all’insegnamento cristiano (ortodosso significa proprio questo). Gli ortodossi non hanno un unico capo, ma i fedeli di ogni Stato formano di solito una chiesa sotto la guida di un patriarca.

Cerimonia liturgica ortodossa in una chiesa di Mosca

Le Chiese protestanti sono quelle nate in seguito alle proteste di Martin Lutero e alle riforme avviate da lui e da altri, come Giovanni Calvino (per questo vengono chiamate anche Chiese riformate); proteste e riforme nate dal rifiuto di riconoscere l’autorità del papa (su temi di natura politica, ma anche dottrinale) e che si sono diffuse a partire dal XVI secolo nell’Europa centro-settentrionale. I protestanti sono divisi in varie chiese:
- le Chiese evangeliche luterane (ispirate alla predicazione di Martin Lutero)
- le Chiese presbiteriane (ispirate a Calvino)
- la Chiesa anglicana (la chiesa nazionale d’Inghilterra, nata per volontà del re Enrico VIII negli anni 20 del XVI secolo e che ancora oggi ha come capo il sovrano del Regno Unito)
- la Chiesa metodista (fondata in Inghilterra nel XVIII secolo da John Wesley)
- la Chiesa valdese (nata nel XII secolo, quindi ben prima della Riforma protestante, ma che si è poi unita alle chiese riformate).
Le chiese protestanti non sono guidate da una figura paragonabile a quella del papa nel Cattolicesimo: le decisioni importanti sono prese nel sinodo, una riunione tra pastori e a volte credenti laici. I pastori sono le guide spirituali dei fedeli e, a differenza di quanto accade nella Chiesa cattolica, possono sposarsi e possono essere anche donne (un sinodo della Chiesa anglicana del luglio 2014 ha stabilito che le donne possono anche diventare vescovi).

Statua a Martin Lutero a Wittenberg (Germania)

Oltre al Cristianesimo in Europa sono presenti anche altre religioni, in particolare l’Ebraismo e l’Islamismo.
Gli Ebrei erano diffusi nell’area mediterranea già nell’Età Antica, ma il diffondersi del Cristianesimo provocò nei loro confronti numerose persecuzioni, per motivi non solo religiosi, ma anche economici e politici. Molte comunità ebraiche dovettero abbandonare alcune regioni o stati in cui vivevano e trasferirsi altrove, in Paesi tolleranti; ma a volte anche qui gli Ebrei erano costretti a vivere in quartieri delimitati – i ghetti – che potevano di notte anche essere chiusi, per cui chi ci viveva non era libero di muoversi. Il culmine delle persecuzioni contro gli Ebrei fu raggiunto dal governo nazista di Hitler, che ne ordinò lo sterminio, praticato nei campi di concentramento. Al termine della Seconda guerra mondiale molti sopravvissuti lasciarono l’Europa, per stabilirsi nel neonato Stato di Israele o negli U.S.A., perciò oggi gli Ebrei che vivono in Europa sono molti di meno rispetto al passato: in tutto il nostro continente sono meno di 3 milioni.

Ebrei ortodossi in una strada di Londra

La religione Islamica è diffusa soprattutto nella penisola Balcanica (in particolare in Bosnia-Erzegovina, in Albania e nella Turchia europea), in quanto essa fu a lungo sotto il dominio dei Turchi, che erano musulmani. Inoltre l’Islamismo è praticato dai numerosi lavoratori extracomunitari presenti un po’ ovunque in Europa; oggi in Europa sono più di 10 milioni.

Musulmani in preghiera nella moschea di Parigi

Ugualmente legate principalmente ai lavoratori extracomunitari presenti nel nostro continente sono il Buddhismo e l’Induismo, religioni con milioni di fedeli in Asia, minoritarie in Europa.
Va ricordato, infine, che in Europa ci sono anche gruppi di atei o di persone che, pur credendo in qualche divinità, non fanno parte di nessuna chiesa; questo avviene sia tra persone nate in Europa e che abbandonano in età adulta la religione che gli è stata impartita da bambini, sia tra immigrati non europei, che provengono da Paesi laici in cui non ci sia alcuna religione ufficiale, come la Cina.

Manifesto comparso a Pisa nel 2009 dell’associazione italiana UAAR 
(Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti)

LE NAZIONI:

Un gruppo di persone, che parlano la stessa lingua, praticano la stessa religione e si riconoscono in una storia e in una serie di tradizioni comuni, forma una nazione, ossia un insieme di individui uniti da un legame di cui sono consapevoli, che accettano e che cercano di difendere dal dominio di un’altra nazione.
Non sempre il concetto di Nazione coincide con quello di Stato, ossia quel territorio delimitato da confini precisi, all’interno dei quali vige una legge comune: infatti vi sono Stati in cui convivono Nazioni diverse (per esempio in Svizzera e in Belgio) e vi sono Nazioni divise tra più Stati (per esempio la Nazione tedesca si trova in Germania, in Austria, in Svizzera e altrove).
Ci sono anche Nazioni che non hanno un proprio Stato, come succede per i Baschi (che vivono tra Spagna e Francia) o per i Frisoni (che vivono nei Paesi Bassi).
Questo si spiega con i fatti storici delle singole Nazioni e dei singoli Stati, e in particolare con le guerre, al termine delle quali vengono stipulati trattati internazionali (per esempio per decidere i confini di uno Stato) che non tengono conto della volontà delle popolazioni.
Molte volte è successo che la conseguenza di questo modo di fare ha generato l’oppressione di una Nazione da parte di un’altra.
E l’oppressione ha sviluppato, in particolare nel XIX secolo, la trasformazione del concetto di Nazione in Nazionalismo, cioè un’idea politica tesa a rivendicare per la propria Nazione il diritto di costituirsi in Stato autonomo (com’è accaduto in Italia con le lotte per l’indipendenza risorgimentali). Spesso, però, il Nazionalismo si è caratterizzato come un’esaltazione della propria Nazione a danno delle altre, considerate inferiori; questa è la causa principale delle due guerre mondiali del XX secolo, ma anche di tante altre violenze che hanno insanguinato l’Europa negli ultimi decenni, con attentati terroristici (in Spagna da parte dei baschi, in Francia dei corsi) o guerre civili (nell’Irlanda del Nord tra cattolici e protestanti, nell’ex Jugoslavia tra serbi, bosniaci e croati).
Non sempre la presenza di più Nazioni all’interno di uno Stato provoca violenze e guerre: quasi sempre, però, tra gruppi diversi la tensione è molto forte, come in Belgio tra fiamminghi e valloni, o come in Svizzera, che pure è uno stato federale e le diverse comunità godono di una certa autonomia, dove però non sempre esse sono viste di buon occhio.
Inoltre negli ultimi anni in molti Stati europei sono nati alcuni partiti politici, che, puntando su una vera ma più spesso presunta paura di chi è diverso, hanno ottenuto vasti consensi popolari e contribuito ad alimentare la diffidenza, l’intolleranza o l’odio verso chi non è del gruppo etnico dominante.

Musulmani ed ebrei nelle strade di Londra: la pacifica convivenza tra popoli diversi viene spesso rese difficile dalle scelte politiche di alcuni Stati o di alcuni partiti.

Festa multietnica a Dovadola (in provincia di Forlì-Cesena): molte associazioni, spesso di volontariato, si danno da fare per l’integrazione di qualsiasi comunità nel territorio in cui vivono

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